Cambiano i colori, dentro e fuori me. Nuove sfumature. Il contrasto diminuisce.
E' evidente che il blog si adegua. Mi adeguo anch'io. Coraggio, fatemi un applauso. Cerchiamo tutti il consenso di qualcuno. Anche quando siamo soli, facciamo cose come se avessimo degli occhi puntati su di noi. Immaginando una platea a sgranocchiare noccioline, che ci guarda. Cazzo, hanno pagato un biglietto, non possiamo deluderli. Un costante big brother virtuale, la vera libertà la conquisteremo solo evitando di pensare a chi ci può pensare. I vostri idoli sono solo gente che ha letto qualche libro e ha visto qualche film in più di voi. Voi non siete da meno. Ah, neanch'io, intendiamoci. Quindi, sulle note di una one of these days, con questo basso che mi fa sborrare ogni volta che lo sento, con quel finale assurdo dove dal vivo poi saltano fuori i maiali ai lati del palco, lascio scorrere le dita..
Una strada si allunga nella nebbia. Crepe, da dove spuntano ciuffi di erba grigia, morta. Un silenzio privo di senso ti invade e te ne stai lì che cerchi di capire dove cazzo ti trovi. Ti guardi attorno, ma ogni punto di riferimento a te familiare si è perso dietro questo confine irreale. Ora capisci come si può sentire un tizio infilato in uno yogurt. E non è piacevole, cristodiundio. Pezzettini di realtà (di frutta) ti passano accanto. Stai a guardare o ti muovi? Ti muovi, dentro questa nebbia e vai avanti, sbattendo e inciampando magari. Ma seguendo quella linea che c'è per terra, che scompare a un metro dai tuoi piedi, forse puoi uscire fuori da questo limbo senza suoni ne colori, per tornare alle sfumature di una coscienza mai usata veramente, che si sveglia pigra e sonnolenta fuori da questo confine immaginario.